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Chiacchiere attorno al fuoco , del Branco del Sogno

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view post Posted on 7/11/2018, 22:53

Il "Membro" per Eccellenza

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Pianeta della Galassia esterna

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Calato il sole, un piccolo fuoco solitario illuminava scoppiettante un gruppo di poche persone che silenziose svolgevano diverse mansioni: Sian scrutava tra le fiamme continuando ad alimentarle quasi del tutto perso in esse; Jorunn rimuginava sugli eventi appena passati mentre controllava il suo martello, inclinandolo alla luce del fuoco, alla ricerca di eventuali danni sulla superficie metallica; Riannon infine era intenta a cucire qualcosa di stretto tra le sue mani. Una piuma nera di un corvo legata al capo e una piuma bianca posata accanto a sé.
Di tanto in tanto alzò lo sguardo verso i compagni, osservandoli, per poi tornare al proprio lavoro.
Dei passi alle sue spalle la fecero voltare di scatto, verso il buio. Mostrò un mezzo sorriso nel riconoscere le figure
“Unos, Randivar, bentornati. La ragazza? Come sta?”

“Bene, ma non ha trovato la sorella, ora vuole il suo branco molto stretto e sta senza noi… Per un po’” replicò Unos, togliendo l’armatura e ponendola ad asciugare vicino al fuoco.

Si sedette al fianco di Sian, battendo con la mano sul tronco accanto a sè, indicando il posto libero al fratello

“Abbiamo la reliquia, vero sì?”

Le Zanne rimasero a testa china. Solo delusione nei loro volti.

Randivar allora prese posto, mise le mani a scaldare al calore del fuoco e replicó

“No che non l’abbiamo, ho ragione? Siamo riusciti a riprenderci almeno il Fermaglio?“

Riannon annuì “Si, quello lo abbiamo. Tuttavia mio nipote rimane molto infastidito dalla mancata presa della reliquia, così come le Voci e chissà lo Sciamano”

“La colpa la sento un po’ mia” commentò Randivar “Con il mio nuovo ruolo di Akhmad forse dovevo fare qualcosa di più, aiutarvi meglio in battaglia… Essere una guida. Ma sento di non aver dato abbastanza, e mi scuso, mio branco...” anche lui chinó il capo e rimase fisso a guardare il fuoco.

Jorunn distolse lo sguardo dalla sua arma per osservare il compagno.

“Sono sicuro che ce la farai, amico mio. D’altronde, anche se non abbiamo dubbi sulla tua capacità in combattimento, non hai mai guidato delle truppe… Ti ci dovrai abituare, è naturale. Tuttavia anche noi dobbiamo imparare a farci guidare: spesso notavo alcuni di noi che nel furore della battaglia rompevano le linee, oppure non rispondevano quando chiamavi le formazioni e spiegavi il piano di battaglia. Farò in modo di aiutarti, affinché la voce dell’Akhmad arrivi chiaramente a tutti. E’ anche da una buona organizzazione che deriva la vittoria. E comunque nessuno ha ancora perso la vita per fortuna...”

Randivar abbozzò un sorriso e rispose

“Serve l’aiuto di tutti… E so che nessuno si tirerà indietro.“

Jorunn prima di rimettersi a controllare il suo martello diede un rapido sguardo davanti a sé, cercando di capire cosa ognuno stesse pensando. Sian sembrava particolarmente pensieroso.

“Oneri, colpe, responsabilità… Onori, meriti, doveri” disse il consigliere con voce pacata “Le azioni di ognuno si ripercuotono sul branco, non solo sul singolo.” scrutò i volti dei compagni, continuando “E’ forse questo legame che non è ancora del tutto saldo con i giovani, noi eravamo un branco e ora sbalzati tra le realtà e tra nuovi fratelli e sorelle, ci troviamo ancora a chiederci quale sia il nostro posto.”

Attese che tutti gli rivolgessero attenzione e guardandoli uno ad uno aggiunse “Noi siamo e saremo una famiglia a parte, nel branco. Basti vedere come facilmente ci raduniamo ogni volta, ma è questo e questo soltanto che siamo. Se iniziasse a prendere forma l’idea del branco nel branco, vedremmo infranto il nostro stesso motto.”

Fissò Riannon poi si voltò di scatto verso Randivar “Tu come me ora ricopri un ruolo che aiuterà a fare da ponte tra il vecchio e il nuovo, volevo solo che avessi questa consapevolezza.”

Chinando il capo e portando entrambe le mani a coprirsi la fronte mormorò

“Perdonatemi se risulto severo a volte nei vostri confronti… Ma siete tutto ciò che mi resta e… Perdonatemi...”

“Non hai nulla di cui chiedere perdono, Sian!” esclamò Mizar sbucando dagli alberi a pochi passi dal gruppo. Aveva il cappuccio calato sulla testa e in mano reggeva quella che sembrava una sacca di cuoio piena di erbe.

Con un cenno di saluto ai compagni sedette accanto al fuoco, poggiando al suo fianco la bisaccia e la cintura con le spade gemelle. Presa una fiasca dalla borsa, trasse un lungo sorso

“Hai agito come ritenevi giusto… Come abbiamo fatto tutti noi. Forse il problema è che ancora non siamo in grado di valutare se ciò che è giusto per noi lo è anche per il branco.”

Allentate le cinghie dell’armatura, Mizar fece un lungo, lento sospiro.

“In ogni caso io so quale sarà il mio posto, sarà sempre tra voi e qualsiasi pericolo… Anche se si trattasse di voi stessi.” Proseguì gettando un’occhiata in tralice a Riannon.
La donna, sentendosi osservata sia da Mizar che Sian, batté il palmo della mano sulla propria gamba, lasciando cadere a terra l’ago
“Mai, MAI una volta ho detto o fatto qualcosa per dividere il branco! Le Zanne sono sempre state la mia vita, ho dato qualsiasi cosa per tutti i membri del branco, e così avete fatto voi. E’ vero, c’è chi ha già trovato la sua strada, come Randivar e chi invece sta ancora tentando di capire quale sia il suo posto in questo mondo così diverso, come… Come me. Ma Sian, quello che serve adesso non è severità, o rimorso come Randivar stesso dichiara di avere. Abbiamo bisogno gli uni degli altri. Quando noi sentiremo di essere al sicuro, allora avverrà un naturale passaggio con i membri delle Zanne che hanno calcato queste terre mentre non eravamo qui. Noi stiamo facendo tutto il possibile per rendere sicuro questo posto e io, sinceramente, sono molto fiera di voi. Di essere stata il vostro Khan, ma soprattutto di potervi chiamare famiglia. Darei la mia vita per ognuno di voi. E ognuno di loro”
Un cenno del capo venne fatto nella direzione di un focolare poco distante, dove bivaccavano alcuni membri delle Zanne del Creato.
“Il nostro posto è l’uno al fianco dell’altro. Tutto qui, semplice e chiaro. La nostra forza è l’unione, come sempre” concluse Riannon prendendo finalmente fiato. Lanciò un’occhiata a Jorunn e Unos, prima di riprendere in mano l’ago caduto a terra e rimettersi a ricamare il lembo di tessuto su cui lavorava da un’ora circa, facendosi nuovamente silenziosa, i capelli che le coprivano il viso.

Con voce leggera Sian le rispose “Io questo lo so bene, tutti qui lo sappiamo. A volte tra noi non servono parole per capirci, ma non vale lo stesso per loro” indicando il focolare vicino “E’ a questo che vi chiedo di prestare attenzione, solo questo. Non date per scontato cose a noi palesi, perchè potrebbero esserlo per noi soltanto.” Si strinse un pugno al petto “Tempo al tempo troveremo un nuovo equilibrio, ma con ognuno impegnato a fare la propria parte ci vorrà davvero poco, lo sento”.

L’aria della sera andava rinfrescandosi quando dal focolare vicino il profumo del pasto serale si fece più intenso.

Sian scrutando in direzione dello stendardo del clan si rivolse al gruppo “Manca poco e banchetteremo, dopo se qualcuno avrà dei quesiti da pormi sarò a disposizione, se così non fosse andrò subito a dormire. Una volta tornati a casa andrò subito dal clan della Lince, ho molte domande che richiedono risposte per il percorso che mi sono scelto”
“E io cercherò la guida dell’Orso”, continuò Jorunn “La direzione l’ho già individuata, ma penso di avere bisogno di un po’ d’aiuto”.

Nel frattempo il resto delle Zanne stava iniziando a vociare e a riunirsi attorno al focolare principale.

Riannon seguì con lo sguardo la piccola lince, Lyn, che evidentemente affamata, stava alzandosi dal suo posto per avvicinarsi al calderone prima di tutti, attratta dal suo invitante profumo.

Nessuno degli Eroi del Velo accennò a muoversi, ma bastò un’occhiata per decidere di trattenersi ancora qualche minuto. Tra loro non servivano parole, era sempre stato così e non era cambiato, nonostante i decenni trascorsi.

In quel breve lasso di tempo, Jorunn decise di aprirsi, notando lo sguardo della donna “Sapete amici, sono un po’ in pensiero per Lyn: una di queste sere ha espresso a me e Nayra il suo disagio nel possedere il medaglione che le ha dato Calrado. Diceva che sentiva di non meritarlo perché ormai ha perso tutto, persino la speranza di cui porta il simbolo. A me dispiace da morire vederla in questo stato. Ho provato a rincuorarla, ricordandole di coltivare la speranza, faro che guida tutti noi, ma penso che potremmo aiutarla di più se le parlassimo insieme, proprio noi, che abbiamo condiviso con lei l’esperienza del Sogno. Che cosa dovremmo fare?”

Mizar sollevò lo sguardo dalle fiamme, con aria pensierosa. “Spesso ci dimentichiamo di quanto siamo stati fortunati. Siamo entrati in quel portale come un gruppo… E insieme ne siamo usciti.”

Fece una pausa, gettando una rapida occhiata ai volti illuminati dalle fiamme “Non tutti, certo, e forse non quando avremmo voluto, ma ne siamo usciti e siamo ancora insieme. In molti, dentro quel mondo infernale, hanno perso tutto. Se noi siamo confusi e disorientati, immaginate cosa sta passando chi si è trovato solo, più di cento anni dopo…”

Preso un’altro sorso dalla bottiglia, la gettò oltre il fuoco, facendola atterrare ai piedi dei fratelli Atavi.

“Chiunque voglia si serva… E’ un distillato particolare, viene dal profondo delle foreste. Dicevo… Ho passato giorni a chiedermi perché gli dei ci hanno permesso di tornare, qui ed ora. Forse la risposta è proprio questa, dobbiamo essere sostegno e guida di chi non ha più nulla. Dobbiamo servire questa generazione, come un tempo abbiamo servito la nostra…”

D’improvviso, senza alcun apparente motivo, Mizar scoppiò in una fragorosa risata “Ed eccoci qui, intorno ad un fuoco a parlare dei giovani… Per Azael, siamo davvero diventati vecchi!”.

Unos raccolse la bottiglia e ne bevve un lungo sorso “La nostra generazione è ancora qui, non dimentichiamo” borbottó.

Parve perdersi per qualche attimo ad annusare il liquore. Poi si riscosse e tornó a guardare gli altri.

“Basta dire che la piccola Lynn è sola, ha noi. Se tratti lei come se è sola, crede sempre di essere sola, mi finite?”

Le labbra tornarono al forte alcolico di Mizar “Ha perso e ritrovato, vero no? Come tutti, dentro e fuori di quel buco. Lei non crede che si è speranza ma lo è... Lei...”

Sentì che come sempre stava facendo confusione con pensieri e parole .

Incontró il sorriso mite di Sian che con uno sguardo amichevole lo liberó di quel fardello.

“Le parole non sempre bastano, come noi anche lei avrà bisogno di tempo, vedrà con le nostre stesse azioni rinascere e crescere la speranza, poi starà a lei ritenersi o meno degna.”
Randivar replicò schiettamente “Non bastano o, a volte, non servono neanche. Lyn lo sa che con noi ha trovato una nuova famiglia, si deve solo abituare come noi tutti... Tutti ci dobbiamo abituare al nuovo.” Fece un mezzo sorriso

“Riannon ha ragione. Non serve severità, rimorso… O questo alone di tristezza che ci sta avvolgendo. Stiamo vicini gli uni agli altri e tutto andrà per il meglio, potremo superare qualsiasi ostacolo!”

Nel mentre, Nayra si avvicinò al gruppo, battendo le mani per richiamare l’attenzione dei sei ritardatari

“Ehi ragazzi, la cena è pronta da un pezzo. Forza, il Khan ha fatto la sua famosa fagiolata! Ci vuole proprio dopo questi giorni infernali. Dai che si fredda!”

“Arriviamo, arriviamo” disse Riannon, alzandosi sorridendo “Lo sai che noi vecchietti abbiamo bisogno del nostro tempo”.
Riannon ripose il proprio lavoro nella borsa che teneva appesa al fianco, lanciando un’ultima occhiata al ricamo di una lince nera su cui stava lavorando, deglutendo.
Quasi come un sol uomo, anche il resto del gruppo si alzò e si riunì alle altre Zanne per la cena.
 
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