La torre nord é la più alta del castello. Vi si accede solo dal mastio; dalla biblioteca si passa per un camminamento esterno, adornato da parapetti a cuspidi - architetture apparentemente gracili ma decisamente più aggraziate e snelle rispetto ai pesanti merli che corrono lungo la cinta muraria. Il camminamento, coperto da architravi, costeggia tutto lo strapiombo lungo il quale si erge la cinta muraria, fino alla torre nord. La torre é costruita su due livelli: il livello inferiore resta al piano della cinta muraria e contiene la guardiola di vedetta e la piccola armeria di torre; dal camminamento invece si può accedere al livello superiore, una sovracostruzione di pietra che utilizza la tozza torre a base quadrata come fondamenta per ergersi molti metri in alto. Il corpo centrale cilindrico di mattoni bianchi è avvolto dal prosieguo del camminamento, che si inerpica fino alla sommità.
Un sottile arco permette l'ingresso ad una stanza circolare delimitata non da muri bensì da pilastri di marmo bianco. Tali pilastri, che disposti a intervalli di 15 gradi coprono tutti i 360 gradi della stanza, sorreggono una canaletta dalla quale sgorga dell'acqua che cadendo forma - di fatto - le pareti della stanza. L'acqua viene quindi raccolta da un sistema di canali che alimentano uno specchio d'acqua al centro del pavimento, e da li torna in circolo. I canali si contorcono lungo il pavimento formando disegni geometrici rallentando l'acqua nella sua corsa verso il centro, in modo da non perturbare lo specchio liquido con eventuali increspature.
L'intera struttura regge una cupola di limpido cristallo, molto bassa e piatta in modo da non distorcere né la visione dal basso né il riflesso nell'acqua di quello che sta al di sopra di essa. Il firmamento, specchiandosi sul pavimento e sormontando imponente la lastra di cristallo, riesce in questo modo a pervadere l'intero ambiente.
Quale luogo migliore per chi, dopo aver passato ore al chiuso in biblioteca, vuole soffermarsi a contemplare la volta celeste?
Alcuni grossi bracieri, coperti e forati sui lati, emanano un tenue fumo che profuma di incenso e riscalda l'ambiente. Gli odori mischiati al suono della caduta dell'acqua forniscono un miscuglio di sensazioni che abbracciano l'Efore che in quel momento siede immobile sulla panca di marmo che circonda lo specchio d'acqua al centro.
"Takè? Non pensavo di trovarti qui... scusa il disturbo, vuoi che ti lasci solo?" farfuglia l'arcana, fermandosi sotto l'arco. Si è svegliata all'improvviso e non è più riuscita a prendere sonno, quindi ha pensato di fare una passeggiata fino alla torre per riordinare i pensieri e ritrovare la calma.
"No! Ruby niente affatto, vieni pure, siediti! Akuto tra non molto si unisce a noi, stava rimettendo in ordine i tomi sui resoconti delle intersezioni... prego siediti"
"Oh, va bene. Grazie mille."
La Silvana si accomoda a sua volta sulla panca, avvolgendosi alla bell'è meglio nel mantello. Si guarda attorno, nascondendo uno sbadiglio dovuto all'ora tarda e alla stanchezza per il viaggio di ritorno da Vesperia, fino a fissare lo sguardo sul riflesso del cielo stellato. La visione non è più ostacolata dalla luce della luna, che brillava nel cielo quando lei e Shedir erano andate a dormire ma è ormai tramontata da un pezzo. Perdendosi nell'ormai familiare scintillìo dei corpi celesti e nel caldo aroma dell'incenso, lascia finalmente andare il respiro che ha inconsciamente trattenuto fino a quel momento.
Un'improvvisa voce dalla penombra fa trasalire i due.
"Un Efore, un Silvano e un Aureo entrano in una biblioteca... E studiano tutta la notte... Brutta cosa l'insonnia."
Da una delle colonne spunta la figura di Akuto, che percorre la panca fino a sedersi di fronte ai compagni per studiare meglio i loro volti col suo unico occhio buono.
"Non sai quanto, soprattutto quando sei abituato a dormire otto ore filate per notte... " gli risponde Ruby con cenno di saluto. Vero è che si sta abituando a studiare fino a tarda ora, ma non sono solo i problemi con le cifrature che le impediscono di riposare bene...
Takè dopo aver abbozzato un sorriso aggiunge: "Allora? Quali novità da Vesperia?"
Dopo essersi stropicciata gli occhi arrossati, la Silvana torna a voltarsi verso l'Efore. "Mah, è stato un congresso interessante, un'ottima occasione per studiare, creare e soprattutto confrontarci in un clima decisamente più tranquillo di quello a cui siamo abituati... non ci sono state novità particolari legate al creazionismo, tuttavia... si cominciano a intravedere le potenzialità che potrebbero svilupparsi da una collaborazione organizzata di tutti noi creazionisti - sia grazie che nonostante le nostre differenze di razza e di carriera."
"Avete discusso anche di vetrificazione? "
"Purtroppo no, c'è stato poco tempo per gli scambi di idee su altri argomenti più specifici e <<privati>>. L'unica cosa che è emersa in merito, durante un piccolo e breve conciliabolo con altre colleghe, è che potrebbe trattarsi di un incantamento più che di una lavorazione artigiana... Ma è una teoria da prendere con le dovute precauzioni."
"Che tipo di precauzioni?" si interessa l'Aureo.
"È solo una teoria, non abbiamo ancora prove che la supportino o che escludano altre possibilità. Per quanto mi riguarda la vetrificazione potrebbe anche avvenire tramite rituale, non lo so... la teoria dell'incantamento è sicuramente una strada da seguire, ma senza escludere per forza le altre.."
"Seguendo questo ragionamento potrei azzardare l'ipotesi di un connubio: un rituale per porre in stasi l'oggetto e successivamente un involucro cristallino che ne impedisca il contatto con l'ambiente esterno, così da mantenerlo al riparo dal decadimento strutturale e dissipazione di energia"
"E' una teoria egualmente valida, direi.."
"Si Akuto, ok, ma adesso non è importante... in modo o nell'altro si tratta solo di un processo, non è quello che mi interessa ora... quello che mi interessa è il flusso storico! Che con il procedere del tempo non si procede in linea retta verso un incremento del progresso nell'ambito della conoscenza mi pare ormai ovvio...ma seguitemi un attimo! Abbiamo in mano un artefatto che proviene dal passato della realtà dalla quale proveniamo, quando ancora era una e non divisa... per realizzare un pezzo di questo artefatto è necessario un processo, una tecnologia, un qualcosa che nella nostra realtà di origine - sia quella arcana, umana o onirica - è andato perduto ma pare sia in possesso degli autoctoni, o almeno alcuni di essi"
"Poi mi spieghi la questione dell'incremento del progresso, ma vai pure avanti."
"Dicevo, non è l'unico oggetto antico rinvenuto, si parla anche di armi... in ogni caso, tutti noi diamo per scontato che i tre, presumibilmente avatar di qualcuno, abbiano eseguito delle operazioni di qualche tipo sulle realtà - copie, distruzioni, manipolazioni spaziali e temporali. Si dà poi come assunto che la copia o la creazione avvenga su una sorta di <<tela vuota>>... ma se così non fosse?"
"Aspetta... Sarà l'ora tarda ma faccio fatica a capire cosa intendi... provo a riassumere e semplificare, così verifichiamo se ho capito."
L'alchimista si alza in piedi ed inizia a passeggiare attorno alla panca, ragionando ad alta voce.
"Chiamiamo 1 la nostra realtà di origine e 2 quella nella quale ci troviamo in questo momento, in più possiamo chiamare X il dato manufatto che proviene da uno dei livelli della nostra realtà di origine. Per questo manufatto X noi della realtà 1 necessitiamo di una tecnologia che si trova solo nella realtà 2... sembra palese che questo rimescolamento di realtà sia causato dai tre che stanno giocando con le realtà come mescolando i pezzi di un mosaico... Corretto? Quello su cui non sei d'accordo è l'idea comune che la realtà dove ci troviamo ora sia stata creata dagli avatar dal nulla e apposta per questo scopo..?"
"Discorso interessante, ma non aggiunge o toglie nulla al problema iniziale di come riprodurre la vetrificazione di un componente... "
"Sì, sono d'accordo con te, Akuto, ma credo che della vetrificazione ci convenga riparlarne domattina a mente più lucida... Voglio capire dove vuole andare a parare Takè, piuttosto..." risponde lei tornando a sedersi di fronte all'efore.
"E' esattamente quello che intendo, sì! Il senso della <<tela vuota>> è che ora potremmo non trovarci su una realtà creata dagli avatar. Noi sappiamo per certo che gli avatar, con la porta d'oro, ci hanno solo copiato delle cose dalle nostre realtà, ma non abbiamo indicazioni precise su quando e come questa realtà sia stata effettivamente creata... e soprattutto da chi. L'unica cosa certa è che quando la vecchia Thillvargan è caduta questa realtà esisteva già, dato che come abbiamo visto la città è caduta qui!!"
"Vero... Quindi intendi suggerire che potrebbe esserci un altro Deus Ex Machina che si è occupato della creazione della realtà in cui ci troviamo ora? Non è da escludere. Ad ogni incontro con le razze autoctone o semplicemente per casualità otteniamo nuovi livelli di consapevolezza sulla nostra posizione nella grande scacchiera di queste Realtà... " Akuto volge lo sguardo verso l'orizzonte buio. "Chissà, potrebbe essere una delle tante conoscenze che potremo scoprire *domani* e *laggiú*... non scordiamoci che di questo mondo non conosciamo ancora nulla, al di fuori di quel poco che abbiamo esplorato finora... e come Aureo e Corvo sono assetato di conoscenza."
"Si, ho capito cosa intendete. È sicuramente un'ipotesi degna di nota... soprattutto perché implicherebbe il fatto che i tre stanno mettendo le mani su una realtà non creata da loro... e chissà, magari il palesarsi di questo Deus ex machina esterno potrebbe ribaltare la situazione. Ci trovassimo veramente in una realtà creata da un Deus ex machina di cui non sappiamo nulla, però, le nostre possibilità di diventare compatibili con la realtà stessa non sarebbero quasi pari a zero?"
"Non è così scontato. Se si trattasse di una realtà sempre esistita come parte di una ancora più antica realtà, proprio come la nostra? Ipotizziamo per assurdo un insieme nel quale sono contenute realtà in numero variabile. Queste realtà sono inizialmente simili tra loro. Se la nostra realtà unica di origine e questa provenissero da un insieme iniziale comune, non avremmo difficoltà ad adattarci, non fosse che la nostra realtà di origine è stata scorporata in parti che - oltre a non essere perfettamente compatibili fra di loro - prese singolarmente non sono compatibili nemmeno con questa realtà."
Takè taglia il sigaro che ha tenuto in mano fino a quel momento e comincia ad accenderlo. Uno sbuffo di fumo sale verso l'alto.
"Di conseguenza ci ammaliamo, tutto ci è ostile... quando i Silvani hanno piantato il seme del Grande Albero si sono causate ingenti devastazioni, che onestamente non so se si stanno rimarginando.. alla luce di queste considerazioni, l'unico modo di influire con successo sulla realtà attuale sarebbe l'utilizzo di artefatti antichi provenienti dalla nostra realtà iniziale comune precedente alla divisione - creati quindi quando la realtà era più simile a questa. Artefatti come l'astrolabio su cui stiamo lavorando dovrebbero essere in grado di interagire con l'ambiente senza danneggiare la realtà attuale non portando energie esterne e squilibri dannosi.. e ciò confermerebbe la visione che abbiamo avuto durante il rituale di divinazione, che non suggeriva effetti collaterali nell'uso dell'astrolabio, neanche minimi."
"Beh, la visione" la Silvana sospira chiudendo gli occhi, rivedendo per la milionesima volta scorrere davanti a sè le immagini viste durante il rituale. "Non solo non mostrava effetti collaterali nell'uso dell'astrolabio... al contrario ne mostrava invece le capacità di riequilibrare e normalizzare quanto danneggiato e destabilizzato. Lo definirei quasi uno strumento di guarigione, ecco, se mi passate il termine."
"Beh, quella potrebbe essere anche una visione relativa al suo contesto di origine."
"Mh, può essere... E se invece... fosse la sua funzione primaria?"
Nel silenzio che segue Akuto sbuffa e si alza, dando la schiena ai compagni. "Bene... Per me è ora di tornare ai tomi. Per quanto riguarda il prossimo raduno di forze, io e Huginn vi anticiperemo di un'oretta." borbotta, prima di avviarsi verso l'uscita.
Malgrado la stanchezza, l'improvvisa tensione nella postura dell'Aureo - che comunque ritrova immediatamente il controllo, resistendo alla tentazione di sfiorare l'orbita dell'occhio perduto - non passa inosservata agli occhi dell'alchimista. La Silvana sospira, preoccupata, ma subito accantona i propri pensieri tornando al presente di quello strano nome mai sentito. "Ehi, Akuto! E chi sarebbe questo Huginn?" esclama, ma la sua domanda - e lo sguardo interrogativo di Takè - sono destinati a non avere risposta. Akuto varca silenziosamente la soglia, sparendo nella penombra.
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